La rivoluzione meridionalistica di Guido Dorso parla ancora al presente e al futuro

A cento anni dalla pubblicazione de La rivoluzione meridionale il Centro di ricerca Guido Dorso ha organizzato un interessante seminario di studi sull’attualità del pensiero di Dorso.

Dopo le relazioni introduttive di Ermanno Battista e Mario De Prospo, componenti del comitato scientifico, che hanno illustrato, rispettivamente le diverse edizioni de La rivoluzione meridionale e la funzione dell’archivio personale come strumento di studio dell’analisi del pensiero dorsiano, intorno alla domanda “Cosa può dirci ancora oggi Dorso?” si sono susseguiti gli interventi dei relatori – dal professore Amedeo Lepore al professor Giuseppe Grieco, dal dottore Andrea Giuseppe Cerra alla professoressa Leandra D’Antone, fino ad arrivare alle conclusioni affidate al professore Alessandro Natalini – tutti incentrati sui principali motivi del pensiero dorsiano: le istituzioni dello Stato – e, in generale, il futuro dello Stato nel nuovo contesto euro-globale della società contemporanea –, il meridionalismo, le classi dirigenti.

Proprio quest’ultimo tema è stato quello più rilevante, fin dall’introduzione ai lavori del presidente del Centro di ricerca, Luigi Fiorentino, che ha sottolineato come la mancanza di una classe dirigente italiana – ma in generale europea, se non globale – è dovuta alla «mancanza di valori condivisi. Bisogna costruire valori condivisi e su quelli porre le basi della futura classe dirigente». È, dunque, necessario sviluppare nuovi ideali: di qui l’appello agli intellettuali di farsi carico del proprio ruolo formativo ed educativo della nuova classe dirigente. Sono questi ultimi intellettuali a dover offrire alla classe politica che voglia farsi classe dirigente gli strumenti necessari per compiere questo fondamentale passaggio: infatti nello Stato liberale prima e, soprattutto, nella storia repubblicana è stata la grande pressione degli intellettuali, soprattutto i meridionalisti – da Nitti a Manlio Rossi-Doria e Pasquale Saraceno – con le loro indagini e ricerche, ad offrire agli uomini di Stato una visione di sviluppo che oggi manca.

Manca la capacità degli intellettuali di farsi portavoce di un pensiero complesso, come lo era quello di Dorso. Un pensiero che non deve rimanere trincerato nella sua torre d’avorio, ma deve farsi azione. È intorno a questo binomio, che ha fatto parlare di Dorso come di un «politico dell’irrealtà», che va costruita la futura classe dirigente. E sono le giovani generazioni a doversi far carico di questo compito. Questo è l’obiettivo che il Centro di ricerca Guido Dorso sta portando avanti negli ultimi anni e che costituisce la cifra della sua azione culturale.

Guarda la trasmissione di Telenostra: “Dieci minuti più dieci” del direttore Norberto Vitale che intervista il presidente del Centro di ricerca, Luigi Fiorentino

Qui puoi rivedere il servizio andato in onda nel notiziario di Irpinia Tv

 

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