Leopoldo Cassese

Nacque ad Atripalda il 20 gennaio 1901, da Sabino, commerciante di pellami e calzature, e Maria Ferullo, cucitrice.
Si laureò nel 1925 in Lettere. Conseguì l’abilitazione all’insegnamento in materie letterarie, quindi a Firenze il diploma di archivista paleografo nella Scuola di archivistica e paleografia. Il 7 novembre 1930 vinse il concorso per gli archivi di Stato.
Prese servizio quale “conservatore” (direttore) dell’Archivio provinciale dell’Aquila, dove rimase sino al 1934.
Dall’ottobre 1934 al 1960 diresse a Salerno quell’Archivio di Stato. Frattanto, il 26 novembre 1934, aveva sposato la collega Bianca Castellucci, dalla quale avrebbe avuto nel 1935 il figlio Sabino, cui sarebbero seguiti nel 1937 Antonio e nel 1940 Anna Maria.
Dal marzo 1939 al giugno 1953 percorse la carriera gerarchica, da conservatore di III classe a segretario capo di I classe di Soprintendenza. Molte le sue iniziative e i suoi studi. Importante fu la Mostra bibliografica della Scuola Medica Salernitana del 1936; così come le Note intorno alla biografia di Carlo Pisacane (1936); La prigionia di Giovanni Nicotera (1937); il saggio del 1938 dedicato all’Archivio storico della Provincia e alle vicende della Commissione archeologica salernitana.
Nell’autunno 1943 C. si adoperò per salvare dalla distruzione bellica le carte dell’Archivio di Stato, trasferendone una parte cospicua nell’Istituto del Conservatorio delle suore di Santa Maria della Purità di Atripalda. Nello stesso anno si iscrisse al Partito comunista.
Nel 1951 C. vinse la prima libera docenza in archivistica bandita in Italia e fu chiamato ad insegnare a Napoli. Nel 1948 era uscito Contadini e operai del salernitano nei moti del Quarantotto.
Dal 1957-58 C. insegnò nella Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’ateneo romano Archivistica speciale e Storia degli archivi. Nel 1959 nel saggio Introduzione allo studio dell’archivistica, e in altri successivi, emergevano le idee di C. sull’archivistica. Molto, di quella nuova concezione, si sarebbe affermata negli anni avvenire.
Morì a Roma il 18 aprile 1960.

Guido Melis