Augusto Guerriero

Nacque ad Avellino il 16 agosto 1893 da Francesco ed Eleonora Tanghi. Dopo aver frequentato il locale liceo Colletta, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, laureandosi nel 1920. Nel corso di questi anni poté coltivare le proprie inclinazioni, principalmente letterarie e giornalistiche. Pubblicò diversi articoli sul “Mattino”, su “Critica sociale” e su “l’Avanti” e nell’agosto del 1919 fondò insieme a Guido Dorso ‒ suo amico degli anni del liceo e dell’Università ‒ il settimanale “L’Irpinia democratica”. Non abbandonò tuttavia gli studi giuridici e nell’immediato dopoguerra partecipò, superandolo, al concorso pubblico per dirigenti del Ministero dell’interno. Si trasferì quindi a Roma e poi a Bolzano, dove assunse l’incarico di commissario governativo dopo l’occupazione fascista. Nel 1924, dopo aver scritto diversi articoli critici verso il regime, ottenne di essere trasferito in Tripolitania, alla cui amministrazione lavorò, tramite il Ministero delle colonie, fino al 1929. Ritornato in Italia iniziò a lavorare all’Ufficio studi del Ministero delle corporazioni guidato da Giuseppe Bottai. Nel 1933, quando il Ministero passò sotto la guida di Mussolini, G. entrò nella magistratura della Corte dei conti, dove rimase fino al 1957, quando assunse il grado di Presidente onorario di sezione. Contemporaneamente prese definitivamente avvio la sua carriera giornalistica: scrisse sul settimanale umoristico “Marc’Aurelio”, collaborò col settimanale “Omnibus” diretto da Longanesi (assumendo lo pseudonimo di Ricciardetto) e successivamente con i periodici “Tutto”, “Oggi” e “Tempo”, richiamando anche l’attenzione della polizia fascista. Risale al 1938 anche la lunga collaborazione con il “Corriere della sera”, interrotta definitivamente solo nel 1972. Negli anni della Repubblica, oltre al Corriere, G. riavviò la sua collaborazione con diverse testate giornalistiche: dal 1948 al 1950 scrisse sul “Mondo” di Mario Pannunzio, riprese la rubrica sul “Tempo” e dal 1950 passò ad “Epoca”, dove tenne per un lungo periodo due rubriche fisse. Le sue posizioni erano criticamente filoamericane e filoisraeliane, mentre in politica interna fu un sostenitore di De Gasperi e criticò fortemente le riforme di centro-sinistra.
Negli ultimi anni della sua vita si dedicò agli studi di critica neotestamentaria scrivendo diversi articoli poi raccolti in volumi. Colpito da grave malattia, si spense il 31 dicembre 1981.

Leonardo Pompeo D’Alessandro