Un nuovo Meridione grazie a formazione e autonomismo. La lezione di Guido Dorso

A cento anni dalla prima edizione de La Rivoluzione Meridionale il volume di Guido Dorso può ancora insegnarci qualcosa e parlare alle nuove generazioni? Certo il Mezzogiorno di oggi non è quello di allora. Il divario Nord-Sud è diminuito e alcuni dati economici sono incoraggianti, ma la qualità dei servizi pubblici erogati continua a essere una cartina tornasole del divario ancora esistente e le politiche avviate dai governi negli ultimi anni così come gli investimenti del Pnrr non saranno sufficienti a costruire un Mezzogiorno proiettato nel futuro. Quali strade non sono state percorse pur avendo in sé i germi di un nuovo Meridione? L’intellettuale avellinese (1892- 1947) ne aveva individuate due: la formazione di una classe dirigente diffusa con una visione globale e l’autonomismo. La concezione dorsiana dell’autonomismo non è, però, un semplice dato giuridico-amministrativo, ma è aspirazione all’autogoverno, cioè a forme di democrazia dal basso, contro ogni separatismo e secessione; è «una dottrina politica diretta a raggiungere una più intima e profonda unità», cioè quell’autentica unità nazionale che sarà raggiunta quando «il popolo meridionale [avrà] finalmente compreso la necessità di fabbricarsi da sé stesso il proprio destino e di abbandonare la triste abitudine di attendere dalla Provvidenza divina o dal governo la carità».

L’autonomismo, in definitiva, secondo Dorso, deve garantire la partecipazione politica del Mezzogiorno alla politica nazionale nell’ottica – sottolineata di recente, in tutt’altro contesto, anche dalla Corte costituzionale – di quel regionalismo cooperativo plasmato nel sistema di governo multilivello caratterizzato sempre di più dall’ordinamento europeo. In questo scenario, infatti, l’Unione europea gioca un ruolo essenziale, soprattutto se afferma un profilo autonomo nei rapporti internazionali. In tale ottica occorre, da un lato, avviare una politica di cooperazione con i Paesi vicini, in particolare con quelli che si affacciano sul Mediterraneo – e il Mezzogiorno ha le potenzialità per affermarsi come hub logistico ed energetico per la macroregione mediterranea – dall’altro spingere l’Unione europea, nel quadro del multilateralismo, a farsi snodo nelle relazioni tra Stai Uniti e Cina.

Sfide cruciali che possono essere affrontate solo con una classe dirigente diffusa, formata per essere pronta ad inquadrare la strategia più adeguata a gestire il presente e a modellare il futuro. È davvero l’obiettivo prioritario su cui ciascuno di noi deve impegnarsi. A tal fine la politica, la pubblica amministrazione, le imprese devono investire nel futuro delle giovani generazioni, intensificando la collaborazione in iniziative di formazione di eccellenza tra istituzioni, mondo accademico ed enti di ricerca.
Le sfide che ci attendono nel 2025 sono molte. Per affrontarle il Centro di ricerca Guido Dorso amplificherà le occasioni di riflessione e confronto sia attraverso la ripubblicazione del volume di Dorso (con l’editore Feltrinelli), sia attraverso un convegno di studi sul pensiero dorsiano – aperto anche al contributo di quei giovani che hanno dovuto costruire il loro futuro fuori dal Mezzogiorno – per offrire alla sua visione lucida l’occasione di costruire la strada di un nuovo Meridione.

Presidente del Centro di ricerca Guido Dorso per lo studio del pensiero meridionalistico
(Articolo pubblicato da “Il Sole 24 Ore”, 21 dicembre 2024)

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