Salvatore Aurigemma

Nacque a Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, il 10 febbraio 1885 da Martino e Francesca Ortulio.

Iscrittosi alla Facoltà di lettere dell’Università di Napoli, dopo i primi due anni si trasferì all’Università di Roma “La Sapienza”, dove si laureò nel 1906. Nello stesso anno vinse una borsa di studio presso la Scuola archeologica italiana di Atene e si recò in Grecia; qui conobbe Federico Halbherr, allora direttore della missione archeologica italiana di Creta. Nel 1909 entrò per concorso nei ranghi dell’amministrazione, prendendo servizio come ispettore del Museo archeologico nazionale di Napoli diretto da Vittorio Spinazzola. Nel 1911 seguì Halbherr in una spedizione in Cirenaica e poi in Tripolitania, ritornandovi dopo un anno come militare nel corso dell’occupazione della Libia da parte dell’esercito italiano. Qui rimase come ispettore archeologico e in seguito soprintendente ai monumenti e scavi della Tripolitania.
Richiamato alle armi allo scoppio della prima guerra mondiale, tornò quasi subito in Tripolitania alle dipendenze del Ministero delle colonie. Impegnato in prima linea per evitare danni ingenti alla zona archeologica, organizzò anche un primo nucleo di collezioni per il Museo di Tripoli, inaugurato nel 1919.
In quello stesso anno, rientrato in Italia, riprese il servizio di ispettore al Museo nazionale di Napoli e sposò la figlia di Spinazzola, Maria Giulia, dalla quale ebbe cinque figli.
Nel 1920 fu assegnato alla direzione del Foro romano e del Palatino, ma dopo pochi mesi Spinazzola lo volle come ispettore a Pompei.
All’avvento del fascismo fu trasferito alla Soprintendenza alle antichità di Palermo, ma dopo pochi mesi, nel settembre 1924, fu nominato titolare della neo-costituita Soprintendenza alle antichità dell’Emilia Romagna. Nel 1939 tornò a Roma e dopo un primo periodo alla guida della Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria meridionale, passò, nel 1942, alla Soprintendenza di Roma I competente per Roma (eccetto Foro e Palatino) e Lazio. Il suo impegno fu rivolto principalmente alla salvaguardia dei monumenti danneggiati dagli eventi bellici. Numerose furono le emergenze che egli dovette affrontare dopo la Liberazione: da quelle di villa Adriana a Tivoli al consolidamento della basilica neopitagorica di Porta Maggiore, fino al suo determinante intervento per la salvaguardia di un tratto delle mura serviane del quale era previsto l’abbattimento o la rimozione per la costruzione della stazione Termini. Collocato a riposo dall’ottobre 1952, morì a Roma il 1° aprile 1964.

Leonardo Pompeo D’Alessandro