Giovanni Preziosi

Nacque a Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino, il 24 ottobre 1881 da Aniello e Antonia Bellofatto. Nel 1898 conseguì la licenza in teologia e poi la laurea presso l’Almo Collegio dei Teologi a Napoli. Ottenne gli ordini sacerdotali nel 1904. A questo periodo risalgono anche i primi rapporti con i padri Giovanni Semeria, Giovanni Genocchi e con Romolo Murri.

Sin da questo periodo la sua attività giornalistica fu intensa e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale incentrata principalmente intorno a due temi: l’arretratezza del Mezzogiorno e l’emigrazione, su cui fu spesso in sintonia con Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini. Quest’ultimo accolse diversi articoli di P. su «L’Unità».
Scomunicato nel 1913, a causa della sua manifesta insofferenza nei confronti della gerarchia ecclesiastica, fondò nello stesso anno la rivista «La Vita italiana all’estero», sulla quale, con l’accendersi del dibattito sull’intervento in guerra, guadagnarono sempre più spazio i temi politici con una caratterizzazione antigiolittiana, nazionalista e interventista, con sfumature antidemocratiche. In questo periodo si impegnò con i nazionalisti in diverse battaglie e iniziò ad assumere posizioni apertamente antisemite, denunciando in alcuni articoli presunti legami tra ebraismo, massoneria e bolscevismo. Nel dicembre del 1921 si sposò con Valeria Bertarelli, con la quale nel 1939 avrebbe adottato un figlio, Romano.
Convinto che il fascismo rappresentasse la rigenerazione della nazione, ne fu un acceso sostenitore, divenendone per un primo periodo uno degli esponenti di riferimento a livello locale. Tuttavia, diversi contrasti con Mussolini, non solo di natura politica, ne segnarono la carriera.
Nel 1933 accolse con favore l’ascesa di Hitler al potere e, con il progressivo riavvicinamento tra la Germania e l’Italia, «La Vita italiana» divenne uno dei punti di riferimento della rinvigorita campagna di stampa antiebraica. Sebbene non fosse stato coinvolto direttamente nella stesura delle leggi razziali, insistette affinché fossero applicate con inflessibilità. Nell’ottobre 1942 ottenne la nomina a ministro di Stato.
Alla caduta del regime riparò in Germania, dove fu a contatto diretto con Hitler. Da qui, dopo l’8 settembre 1943, curò le trasmissioni in lingua italiana di Radio Monaco e nel gennaio 1944 inviò a Mussolini il noto memoriale sulla condotta che la neo costituita Rsi avrebbe dovuto tenere nei confronti degli ebrei e della massoneria.
Nel marzo 1944 gli fu affidata la direzione dell’Ispettorato generale per la razza e già nel maggio successivo presentò a Mussolini un progetto di legge antiebraica ancora più persecutorio rispetto al passato. L’insurrezione partigiana pose fine ai suoi progetti. Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945 si tolse la vita assieme alla moglie.

Leonardo Pompeo D’Alessandro