Fulvio Maròi

Nacque il 30 marzo 1891 da Pietro Achille ed Elvira Ranucci ad Avellino, città in cui frequentò le scuole e prese la licenza liceale. Suo fratello maggiore Lanfranco fu un importante economista e statistico. M. si sposò con Amalia Scozzafava il 17 luglio del 1928.
Nel 1908 M. si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli. Ebbe come docenti il civilista Pasquale Melucci, il romanista Carlo Fadda, e lo storico del diritto italiano Giuseppe Salvioli. Fu allievo del civilista Roberto De Ruggiero, con il quale si laureò nell’ateneo partenopeo. Dopo la morte del suo maestro, curò il manuale di Istituzioni di diritto civile. Appena laureato vinse il concorso in magistratura e il 6 giugno del 1913 divenne uditore giudiziario. Tuttavia, alla carriera in magistratura preferì quella accademica. Fece studi e ricerche in svariati campi: dal diritto romano al civile; particolarmente vasta la sua produzione nel diritto agrario. Inoltre, si interessò anche a problematiche storiografiche riguardanti l’antichità classica ma anche all’analisi di particolari momenti della storia del diritto medievale, moderno e contemporaneo. I suoi interessi abbracciarono buona parte delle scienze umanistiche e per questo si meritò l’appellativo di giurista umanista.
Collaborò con Paolo Bonfante alla stesura delle note del Il diritto delle Pandette di B. Windsheid, opera enciclopedica divisa in tre volumi, e diresse il Dizionario pratico di diritto privato.
Fu insegnante di Diritto civile negli atenei di Roma, Parma e Torino. In quest’ultima città divenne anche preside della facoltà giuridica dal 1932 al 1935. In ultimo, tornò a Roma dove insegnò anche diritto agrario e papirologia giuridica. Per la didattica di quest’ultima materia scrisse uno dei più famosi manuali.
Cercò sempre di andare oltre l’analisi puramente giuridica, scoprendo le cause storiche e sociali dei mutamenti della giurisprudenza e del diritto. Forse, si può sintetizzare il suo pensiero con una frase di Goethe da lui citata in un suo scritto giovanile: “Ogni teoria è grigia, solo la vita è verde”.
Studioso appassionato, ricercatore dalla curiosità insaziabile oltre che instancabile insegnante, morì a Roma il 28 dicembre 1954, dopo essere stato colpito da un malore durante lo svolgimento di una lezione.

Antonio Silvestri