Enrico Cocchia

Nacque il 6 giugno 1859 ad Avellino da Michele, direttore dell’Ospedale civico della città, e Rosa Del Franco. Crebbe in una famiglia molto cattolica ed ebbe due fratelli maggiori, entrambi scomparsi in tenera età. Nel 1884 sposò Giovannina Del Franco ed ebbe tre figli, tra cui un unico figlio maschio, Enrico, morto di polmonite a ventitré anni.
Frequentò le scuole primarie e il liceo classico nel capoluogo irpino e qui si distinse per la propensione agli studi linguistici e l’ottima conoscenza del latino, imparando anche il tedesco. Nel 1877 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Napoli e nel 1881 si laureò col massimo dei voti, sotto la guida di Francesco D’Ovidio, con una tesi dal titolo L’invidia tradizionale di Petrarca per Dante.
Percorse una brillante e lunga carriera accademica e dopo essere stato nominato ordinario nel 1888, insegnò ininterrottamente a Napoli per oltre quaranta anni. Dal 1901 al 1913 diresse l’Istituto orientale di Napoli, fu preside della facoltà di Lettere e poi rettore dell’ateneo tra il 1913 e il 1915.
Vasta ed eterogenea fu la produzione saggistica di C., che spaziò dalla filologia agli studi glottologici, dalla storia della letteratura latina a quella italiana, dalla paleografia alla dialettologia. Il contributo scientifico più significativo di C. fu quello di comprovare l’originalità della letteratura latina delle origini, e più in generale della cultura scritta romana rispetto a quella greca, ridimensionandone dunque la connotazione esclusivamente imitativa.
Di orientamento liberale e democratico, ebbe un’intensa carriera politica culminata nel 1913 con la nomina a senatore del Regno. Triplicista e inizialmente neutralista, fu sostenitore passivo del fascismo, pur non iscrivendosi mai al Pnf, e se ne allontanò dopo il delitto Matteotti.
Dopo la morte del figlio si dedicò ad un’interessante scrittura memorialistica e autobiografica (Pietose rimembranze del nostro dilettissimo Nino, 1914; Il libro del dolore e delle ricordanze, 1915; Le mie rimembranze, 1921).
La sua ricca biblioteca privata è confluita, per volontà dello stesso C., presso la Biblioteca Provinciale di Avellino.
Morì a Napoli il 13 agosto 1930.

Enrico Pio Ardolino